Giorni di merda e noi li passiamo in accappatoio senza lavarci mai. Giorni di pronostici sbagliati e di puttane al minigolf, mentre i manifesti del Pd sommergono la città, dicono che adesso possiamo scegliere noi. Noi che vorremmo solamente scegliere dove ce ne andremo quando ce ne andremo, per guardare un'altra volta Barry Lindon e godere dell'immortalità che sa donarci.
Dove ce ne andremo se Bologna sui tram non è quella di trent'anni fa? Il mio diario è pieno di pagine che raccontano di fertilità: sarà che prima ero ottimista, eppure adesso mi fido poco delle etichette sui prodotti al supermercato.
Giorni di maestri cattivi e di vulcani spenti sul "si salvi chi può", di condomini monolitici monotoni e di madonne che bestemmi con le sole contrazioni dei muscoli facciali. Mi rimproveri che se tutto si muove è perchè mi muovo io. Dici che non ti importa niente dei suicidi per amore, che vuoi fare il musicista anche se non hai mai suonato. I dispacci diplomatici ci distraggono, le gigantografie di Ben Alì che ho visto a Tunisi di cui ti racconto sembra ti interessino poco.
Giorni di merda erano quelli in cui la tempesta nel deserto minacciava la mia preadolescenza mediatica. Giorni di merda sono quelli che incombono ora con le loro defenestrazioni eccellenti che rendono sempre più la memoria come il carbon fossile: si conserva per milioni di anni destinato a bruciare in pochi istanti.
Dobbiamo solo decidere il modo in cui capitoleremo: insegnami a farlo con dignità, come tu facesti quella volta in cui strappasti senza esitazioni il tuo contratto a tempo indeterminato da ubriaco. Insegnami a farlo, fallo prima tu.
Dove ce ne andremo se Bologna sui tram non è quella di trent'anni fa? Il mio diario è pieno di pagine che raccontano di fertilità: sarà che prima ero ottimista, eppure adesso mi fido poco delle etichette sui prodotti al supermercato.
Giorni di maestri cattivi e di vulcani spenti sul "si salvi chi può", di condomini monolitici monotoni e di madonne che bestemmi con le sole contrazioni dei muscoli facciali. Mi rimproveri che se tutto si muove è perchè mi muovo io. Dici che non ti importa niente dei suicidi per amore, che vuoi fare il musicista anche se non hai mai suonato. I dispacci diplomatici ci distraggono, le gigantografie di Ben Alì che ho visto a Tunisi di cui ti racconto sembra ti interessino poco.
Giorni di merda erano quelli in cui la tempesta nel deserto minacciava la mia preadolescenza mediatica. Giorni di merda sono quelli che incombono ora con le loro defenestrazioni eccellenti che rendono sempre più la memoria come il carbon fossile: si conserva per milioni di anni destinato a bruciare in pochi istanti.
Dobbiamo solo decidere il modo in cui capitoleremo: insegnami a farlo con dignità, come tu facesti quella volta in cui strappasti senza esitazioni il tuo contratto a tempo indeterminato da ubriaco. Insegnami a farlo, fallo prima tu.
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