lunedì 27 luglio 2009

una preghiera adulta



Il cibo a dadini mi sembra naif
invidio la stanza degli ospiti che mamma cura più della mia
odio il rumore dei tir sotto casa
prendo volentieri un vino spigoloso
pago sempre in contanti se li ho
credo in un solo Dio onnipotente
mi lavo bene le mani la domenica
rubo pasticcini di nascosto
vomito sangue dal naso e mi asciugo coi nuovi tergicristalli
esco in divisa
entro solo in compagnia
fotto godo e detesto chiedermi "perchè?"
ignoro le cause di molte cose ma ricordo bene le date
mi esprimo così
suono solo la mia campana ed è già tanto
datemi un minuto e divento presidente
lavoro con furbizia
vi uccido quando ho voglia
facciamo che disfaccio

sabato 18 luglio 2009

35 minuti

Alle 3 di notte commenta per la prima volta un post su questo blog. E' mio fratello e viene investito dall'entusiasmo, ci prende gusto: così altri cinque commenti protraggono il suo dire e il suo fare fino alle 3 e 35.

Oggi li ho letti: la scrittura è molto coinvolgente, ogni idea affiora come entità liscia e intaccabile. Mi è sembrata una violenza lasciarle racchiuse nella sezione "commenti", fondamentalmente perchè non sono commenti ma composizioni che chiedono di essere commentate.

Ho deciso di pubblicarle perchè nutro la speranza che qualche lettore si faccia avanti e provi a soddisfare questa loro esigenza vitale. Buona lettura.



SCINTILLE

Faccio scintille a non finire,
del resto anche la luna oggi fa scintille.
Vomito ferro, penso di ferro.
Sono una miccia e brucio ossigeno.
Ho un bruco nello stomaco che tossisce di ferro.
Sono una minaccia che fa scintille.
Un sollievo di pongo. una pila che fa scintille.
"i denti sull'asfalto fanno scintille?"
Basterà, penso, pensare di ferro facendo scintille.
18 luglio 2009 3.00



L'illogicità #1

Era solo la bellezza del vuoto.
esperienza.
Così ho guadagnato centimetri dal vuoto.
Ma se sto tutto il giorno in aria
prima o poi collasserò
Ma se penzolo tutto il giorno dalle tue labbra
Scapperò per 12 ore su un Concorde.
18 luglio 2009 3.03



Esigenza

Mordere gli occhi con le palpebre
"scusa, ma cosa vuoi?"
solo esistenza.
La tensione è esprimersi correttamente
con il cervello che canta.
Affogare solo toccando il fondo.
Perchè non sono un uomo della ragione
se la ragione è REAGIRE, DISTRUGGERE,COMBATTERE
il "concetto della ventosa", la moltiplicazione
il peso di un elettrone
tutto già
scontato, consultato, conosciuto.
18 luglio 2009 3.09



ultimo commento di questa notte

i miei vuoti
risiedono nelle case
dove ci sono ancora le anatre
e i pozzi d'acqua

e i reticoli che ci fanno respirare
me e i miei vermi
"l'ultimo ricordo di me pallido?"
non ricordo.

So che vedo quadrato
e vedo quadrata la notte
e i suoi chiodi
i suoi moti circolari
e le sue antenne

Ma tanto un giorno saremo tutti soldati
custodi dei nostri capelli
padroni delle nostre piattole
e dei nostri sette cervelli.

Avremo luce abbastanza, adesso
per illuminare i nostri sudari
e luce abbastnza per nascorderci per sempre
in mezzo ai piatti sporchi
forse da lavare
e da pulire
e con essi le mani e la coscienza

e se non avessimo giocato
a fare gli sporchi
con il fango nelle ossa
e il rumore nelle tempie
saremmo sterili di vanità

di sempre
ricordo poco o niente

o forse non ho avuto il tempo
per stringere i denti
e cerare di ricordare
i miei vuoti
nascosti dalla luce del sole.
18 luglio 2009 3.20



La meccanica di una lunga vita

La meccanica di una lunga vita
senza mordente
sono questi fottuti tubi
in cui ci hanno rinchiuso
pichè abbiamo capito
di avere una libertà
come un prodotto confezionato.
18 luglio 2009 3.25



SEMBIANZE

La notte incombe
incombe il sonno, celando silenzio
Cerca mia madre,
col cuore e con la mente, riposo.
Ed il suo viso, con il suo sguardo profondo
prende pian piano vigore.
18 luglio 2009 3.35



Marco "Bonzo" Cammareri

domenica 12 luglio 2009

Il dire, il fare.

Le strade si intrecciano cedute al brulicare, si saluta anche chi non si conosce e, lontana, la nebbia viene ad annunciare nuovo calore. Se alle porte della città scorgete due amanti che si fissano sovrapponendo i loro sorrisi, allora siete arrivati alla meta.

Questo è dire, altro è fare.

Seguo le mie necessità, padroneggio il mio capire. E' difficile seguire lo sproloquio ubriaco di un orfano animale: ha troppe responsabilità da reggere, troppe sovrapposizioni nell'esporre i suoi problemi. Da ieri, per oggi, fino a domani.

Questo non è fare, ma è già più che dire.

"Hai un diamante da prestarmi?"
"Ho solo venti sogni...tieni".
Consumo. Ricavo.
Prevedo un rialzo proficuo, godrei di un abbattimento del costo.
Seduti in finanziaria, aspettando il nostro turno ci siamo addormentati.

Questo è fare e non c'è nulla di meglio da dire.

lunedì 6 luglio 2009

Deglutire (breve dialogo dell'ingestione)

"Franco, conosciamo noi stessi!" esclamai nel silenzio. "E tutti gli esseri si dissolvono..." aggiunsi, pronunciando con la tonalità anonima con cui si pronunciano le pure constatazioni.

Lui sembrò non stupirsi affato della mia improvvisa uscita: avevo appena rotto un silenzio che sembrava durare da giorni con concise affermazioni vibranti di emotività. Tutto ciò appariva privo di senso ad occhio esterno; lui invece masticò bene ed iniziò a deglutire:

"
Si dissolvono gli esseri e allora? Io, Franco come sono, sono in grado ergermi ad invasore di me stesso. Saboto il mio battito cardiaco per far emergere la mia asfissia. cardiaca. Il mio cuore è in panico e affiora dalle sue riflessioni l ’urgenza all’emigrazione dal mio corpo. I rumori che fanno da sottofondo creano un fitto reticolato di foglie d’amianto e tutt’intorno l’alta corrente fa di quel posto una roccaforte del potere. Sentinelle graziose come neuroni rallegrano con focolari le residue immondizie di bottiglie ancora preservate da coloro che contano, innescando così una guerra viziosa tra il Presente e il Passato. Solo colui che giudica può in effetti rendersi assolto. L’umore Primo da cui assolvere i propri peccati è quello dell’alba, dove ogni cosa fatta è inutile al rimpianto. Quella luce intensa vanifica ogni lacrima dal suo degno scendere sulle gote di una figura umana. Noi, caro, siamo Gesuiti muniti di cannocchiale rimasti indietro. Galileo almeno scorgeva dal suo, stelle e costellazioni…in un qual modo immaginava. Noi siamo stati azzerati nelle idee. L’oro delle nostre relazioni s’è vanificato in nome del tintinnio argenteo. La scintilla zingara rimane solo nei nostri accendini, i quali infiammano le nostre solitudini. Ci dissolvono gli Esseri e allora?... io Franco rimango a Frastagliare di geografie fittizie le mie innumerevoli coste, che come vie lattee dissolvono le mie incertezze in paure. Una scia di Presente resta incagliata tra le mie gambe che, percorrendo il loro solito movimento, inceppando in rauchi compromessi d’ossa, restano febbrilmente in equilibrio stabile. Solo un cardiaco suono in grado di rappresentare fiducia e ossessione assieme risulterà vincente nel gioco delle oppressioni s.p.a. Il mio afflato romantico nulla potrà al possente Colosseo (immagine rapita agli effetti del Tempo, da tradurre eventualmente in Processioni Oranti.). Mi dissolveranno gli ESSERI e allora?... io Franco mi batterò nelle battaglie dello Spazio."


Lo ascoltai con devozione e non risposi nulla, come per dire che avevo apprezzato.