Vi auguro buona lettura.
Di certo a tutti voi sarà capitato di avere quella sensazione di cadere nel vuoto quando si è sul punto di addormentarsi e di sobbalzare con un sussulto. Ecco l'altra sera mi capitò di non sentire quel brivido e caddi nel vuoto.
Non ricordo per quanto tempo ma è stato molto lungo il mio viaggio. Attraversai diversi tipi di realtà e e ne sono consapevole soltanto adesso che sono sveglio.
Fu un atterraggio piacevole e rassicurante. Presi coscienza e mi ritrovai naufrago, nuotavo tranquillo nel mio mare, quello della mia amata terra; mi sentivo bene e pieno di forze e il contatto dell'acqua al mio petto era come un abbraccio materno, tanto che fu spontaneo fermare le mie braccia e lasciarmi cadere un'altra volta, in posizione fetale come se stessi nel grembo del mare.
Caddì e mi lasciai cullare dalla corrente. Al mio risveglio ero in un campo arido, simile a quelli che ci sono nella mia odiata terra. Come per istinto, cominciai a seminare in quella terra avara, speranzoso che lì potessero germogliare dei nuovi sentimenti, nuove illusioni.
Non ricordo nient'altro di questa avventura dentro la mia anima.
Nei giorni a seguire, da persona desta, finsi che dentro me il vento spingesse con se il calore del sole e riscaldasse la mia semina mentre la pioggia delle mie nostalgie l'annaffiasse.
Ma un sole polare non scalda e una pioggia acida corrode. E' per questo che da quella semina, nascono ogni giorno meccaniche monotonie, noie perennemente viscide, allegrie effimere, gioie astratte, e si allattano sbalzi d'umore.
E' una luna beffarda e ostile. Ma ci saranno giorni migliori.
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