domenica 27 settembre 2009

Girandomi Attorno Brucerò Rare Inerzie Elevando Leggiadre Elettricità



La precarietà coltivata nelle stanze dei numerosi appartamenti presi in affitto. Poi quando viene il tempo della raccolta, il dire maturo sovrasta l'inutilità del fare. Ci si trasforma in un enorme occhio che gode del vedere le cose del mondo e del suo oziare, conficcato all'interno della calda cavità oculare. Ho sempre amato l'inoperosità, la genuina falsità dell'ozio.
Nell'onirico racconto che segue Gabriele celebra il suo inattivismo, elogia l'ozio che ogni giorno gli toglie via un pò del sapore della fabbrica e gli strappa via la divisa da operaio. Lo ringrazio per avermi inviato il suo racconto, vi auguro buona lettura.

"Nell'ozio, nei sogni, la verità sommersa viene qualche volta a galla." (Virginia Woolf).


Giravo nel ventre infuocato del mio appartamento con fare perplesso e come in preda al panico.

Quando ciò diventò routine mi abbandonai all'oziosità di quella situazione. Fu allora che avvenne la mia metamorfosi e, nell'abisso dei miei sogni, riuscii a vedere me stesso seduto sul mio letto.
"Deve essere il peggio di me" pensai, perchè non ero proprio un bello spettacolo: occhi rossi come il fuoco, sei zampe al posto delle braccia, sulla bocca una smorfia simile ad un ghigno trattenuto.
Mi guardai commiserevolmente e mi voltai le spalle.

Giro nel ventre infuocato del mio appartamento
con fare perplesso e come in preda al panico.

Niente pare darmi sollievo, ma ad un tratto a distrarmi è un lamento.
Lo inseguo ascoltando meglio e lo ritrovo lì dove l'avevo lasciato: seduto sul mio letto continua a gurdarmi in un ironica fissità. Il mio sguardo mi svuota e mi rende inerme. Muoio per un istante come se una forza mi spingesse verso il basso, ma prima di essere schiacciato da essa...

"NON SOGNI! SEI SVEGLIO!
DESISTERE E' BENE OGGI...RILASSATI ADESSO!
DESISTERE E' BENE OGGI...RILASSATI ADESSO!
LIMITATI A GUARDARE...NON PARTECIPARE!"

Comincio a sudare e sono come ipnotizzato dal mio sguardo vuoto, la mia bocca digrignita non sputa un suono e non riesco a ribellarmi a ciò. Vedo un bottiglia di Ron, butto giù un sorso e perdo i sensi.

Al mio risveglio mi ritrovo coperto di terriccio umido e puzzolente.
Senza dire una parola il mio gemello sconosciuto prende ad annaffiarmi partendo dai piedi.

E il mio Corpo ora fa scintille.



Gabriele

martedì 22 settembre 2009

Amore caustico (oltraggio alla crisi)

Si riparte dai flutti sconnessi della memoria, dai fotogrammi peggiori della mia precedente esperienza bolognese. Sapevo già della fallibilità del coraggio, ma ho voluto andare oltre: per fortuna le mie prospettive di vita hanno affondato il replay tra brividi e silenzio. Durante il viaggio e nel suo epilogo ho avuto il sostegno della musica di Robert Wyatt, del ronzio di parole di chi mi ama e crede in me, infine quello di una breve poesia che oltraggia la crisi preferendole un amore che brucia. B.B.B (Brucia Bologna Burn) è il mio personalissimo sottotitolo a questa poesia di Franco che ringrazio per l'ottimismo donatomi.
Un abbraccio, a presto. Luca.




Al di là delle porte del tempio
un focolare e un segreto
custoditi da una sacerdotessa.

Ecco il nostro impero
i cui confini
sono i perimetri dei nostri cuori.

Nel caos di quest'epoca
la sincronia del nostro battito cardiaco
difenderà col sangue e con la spada il nostro amore.

Verrà l'inverno e dal nucleo di una stella
o da quello di una pietra
un'energia proteggerà il passaggio dei nostri giorni.


Franco

mercoledì 2 settembre 2009

Parlando della mia energia

E' venuto così un ricordo di te, portatore di qualcosa che non si sa.
Cuce nella mia testa tentazioni apologetiche, respinge le giustificazioni che genero in tensione.
Sicuro che si può ridere della vita, di quasi tutto ciò che essa propina senza chiedere se sia permesso farlo; ma troviamo insieme un posto alla tremenda noia da condividere felicemente.

Viene il ricordo di te e mi trascina ancora oggi nella bufera cardiaca.
Subisco nuovamente questo scacco prima della partenza.
Resto solo ad annaffiare le tue duecentottantasei piante, leggo Andrea Pazienza prima di dormire nella speranza di sognare. Continua a consolarmi la scomposizione ragionata dei miei modi d'essere, il cui denominatore comune è l'arte mimetica: sto solo inventando, creo ciò che non ha nessun presupposto per attuarsi senza mediazioni e mi riesce bene perchè il mio modello è ciò che è possibile.

Dicono i nonni che ai tempi del digiuno dire no è pace, dire sì è guerra: adesso il mio stomaco pieno mi suggerisce che dal saper dire si o no dipendono la gioia e la discordia.
E se tutta l'intimità che ho tradito con queste parole non bastasse a farvi capire come sono fatto, aggiungo un ultimo dettaglio: ogni rinuncia riduce la rosa delle possibili scelte: io vivo di buoni propositi, sorvolo sull'impegno sociale, mi arrangio con quel che mi basta e mi basta non essere cadavere.